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sabato 6 maggio 2017

Macron-Le Pen: note sull'importanza di una linea astensionista. Il rifiuto ragionato di un menopeggismo ossessivo per l'autonomia di un'alternativa socialista al neo-liberalismo





Premessa: il menopeggismo non è un valore o un disvalore assoluto


Ci sono circostanze, nella vita come in politica, in cui optare per il meno peggio è non solo opportuno, ma persino imprescindibile. Il purismo di chi rifiuta sempre e comunque il "menopeggismo" come opzione si trasforma facilmente in settarismo e come tale va bandito. Sovente siamo chiamati a scegliere tra opzioni niente affatto ideali in cui è però evidente la gerarchia del meno-peggio, vuoi perché il peggio apporta pericoli di seria gravità, vuoi perché il meno-peggio può rappresentare tutto sommato un accettabile compromesso o persino un modesto passaggio migliorativo.
Il problema sorge però quando il menopeggismo diventa un'attitudine preconcetta o persino irrazionale, una sorta di istinto, di riflesso condizionato e compulsivo. In questo caso si finisce per dare ad ogni scelta, anche quando prudenza e riflessione suggerirebbero il contrario, il valore assoluto dell'urgenza e dell'aut-aut, perdendo la preziosissima possibilità di non schierarsi considerando i due mali non degni di essere preferiti l'uno all'altro e lavorando alacremente per rafforzare la vera alternativa ai due mali.