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venerdì 9 dicembre 2016

Governabilità, rappresentanza, conflitto sociale e alternativa



Il referendum Costituzionale del 4 Dicembre, al di là delle sue interpretazioni in chiave politica contingente, ha incarnato in modo molto chiaro lo scontro tra due differenti idee dei rapporti istituzionali e di potere: l’una incentrata sulla rappresentanza e l’altra, opposta, incentrata sulla governabilità priva di ostacoli e pastoie.
I provvedimenti che nello specifico orientavano i rapporti istituzionali verso una maggiore (supposta) governabilità e verso un maggior potere dell’esecutivo erano in particolare la modalità elettiva di fatto del nuovo senato (una sorta di quasi-maggioritario costituzionalizzato) e il voto a data certa.
Tralascio quindi in queste riflessioni ulteriori gli altri aspetti critici della riforma di cui ho discusso nel precedente articolo per offrire ora alcuni spunti generali (che vanno al di là del dibattito referendario) sui rapporti tra rappresentanza e governabilità.



sabato 3 dicembre 2016

Riflessioni, agli sgoccioli, sul referendum costituzionale: i motivi di un NO alla riforma proposta dal governo Renzi



Domani si voterà finalmente sulla riforma costituzionale proposta dal governo Renzi. Si è trattato di un tema fortemente dibattuto negli ultimi mesi per lo più in termini poco chiari per via della sua estrema politicizzazione (in senso di identificazione partitica, di corrente o di singoli personaggi influenti) e a causa della frequente manipolazione dei contenuti dovuta all’uso spregiudicato di considerazioni contingenti e di contesto completamente fuori tema.
Il secondo aspetto, in particolare, ha reso il dibattito particolarmente squallido, vilipeso nei suoi contenuti ultimi e banalizzato da fiumi di paure, minacce, insulti in un’atmosfera da fine dei tempi cui ormai, dopo le vicende della Brexit Britannica e dell’elezione di Trump, siamo ormai tristemente abituati.
L’identificazione che il Presidente del Consiglio Renzi ha voluto sin dall’inizio tra la riforma e il giudizio sull’operato del suo governo (la cui prova lampante è l’unione in un unico quesito di questioni molto diverse) ha prodotto quindi una catena di conseguenze nefaste che hanno gravemente inficiato la serietà del dibattito e la chiara comunicazione dei suoi contenuti.


mercoledì 4 maggio 2016

TTIP e liberoscambismo. Considerazioni sulla sovranità economica e il conflitto sociale in un contesto di economia aperta



di Lorenzo Dorato

Finalmente da qualche settimana si parla anche in Italia in modo più cosciente, limitatamente, sia chiaro, ai canali informativi più di nicchia, del TTIP: il Transatlantic Trade and Investment Partnership, trattato di libero commercio in via di sottoscrizione tra Unione europea e Stati Uniti.
A grandi linee e al netto delle valutazioni quantitative specifiche, lo spirito, le intenzioni e gli obiettivi che muovono il trattato, nonché i suoi effetti distributivi sono evidenti, prevedibili e di grave portata.
Il trattato è un tassello molto rilevante di quel vasto processo di apertura indiscriminata delle economie nazionali agli scambi con l’estero avvenuto negli ultimi 30-40 anni. Per capirne la portata e le conseguenze vale dunque la pena ripercorrere brevemente la storia e la logica di tale processo.